UN DONO INESTIMABILE
IL RINNOVO DEGLI IMPEGNI DEI DIACONI PERMANENTI
Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, sabato 13 gennaio 2024
E' un’immensa gioia condividere con voi la bellezza di questo momento, di questo incontro. È l’incontro con il Signore e dentro la bellezza di questo incontro, in questa Celebrazione Eucaristica, voi stasera rinnoverete le vostre promesse. È un momento importante, lo dicevo già all’inizio della celebrazione, è un momento di grazia per la vostra vita ed è un momento di grazia per la nostra Chiesa e per tutta la Chiesa. E vorrei, con molta semplicità, condividere con voi alcune suggestioni, che valgono prima di tutto per me, che nascono dalla Parola che abbiamo ascoltato questa sera. Una Parola bellissima; sempre la parola di Dio è bellissima, ma questa sera sembra proprio che questa Parola sia stata disegnata per voi, per noi, per il senso del vostro ministero nel rinnovare le promesse. Pensate al ritornello del salmo: “Ecco Signore io vengo per fare la tua volontà”. Dentro a queste parole c’è il senso del vostro essere qui stasera. C’è il senso di quel rinnovare ancora una volta quelle promesse. E sapete molto bene, meglio dime, che le promesse che rinnovate stasera sono promesse che siete chiamati a rinnovare ogni giorno. Anzi, ogni giorno siete chiamati a lasciarvi raggiungere dallo sguardo di Dio e della sua tenerezza. Perché quello sguardo è il segreto della vostra vocazione. Dentro a quello sguardo c’è il Signore che ti chiama. Dentro a quello sguardo c’è il senso profondo del tuo sì. Non perdete mai di vista quello sguardo. Ogni giorno lasciatevi illuminare. Non per niente, nel Vangelo che abbiamo ascoltato, ed è l’altra suggestione importante e bella, ma sulla quale magari mi soffermerò dopo, è quel fissare lo sguardo su Gesù. “Fissando lo sguardo su Gesù”. Allora capite, come dice Paolo nella Seconda Lettura, che non appartenete a voi stessi, siete stati comprati a caro prezzo. Tutti noi siamo stati comprati a caro prezzo.
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V Domenica Quaresima Anno B
IV Domenica Quaresima Anno B
III Domenica Quaresima Anno B
II Domenica Quaresima Anno B
I Domenica Quaresima Anno B
salmo Mercoledi' delle Ceneri
Un ricordo del diacono Ciro Rivieccio
Dolcissima carezza di Dio
di Nicola Longobardo
Sono due mesi (13 novembre) che il diacono permanente Ciro Rivieccio è passato da questo mondo a Dio: 77 anni di età e 47 di ministero diaconale. Un’altra stella luminosa della nostra Chiesa napoletana si è accesa nel firmamento. Figlio della prima ora del risveglio ministeriale del dopo-Concilio a Napoli, fu ordinato appena trentenne a solo due anni dopo il matrimonio, con una speciale dispensa invocata dal Cardinale Ursi e concessa dalla Sede Apostolica. Si avvertiva, allora – siamo nel 1976 – quasi la fretta di dare seguito concreto a ciò che lo Spirito suggeriva alla Chiesa conciliare e le convinzioni e l’entusiasmo contagiante dell’allora Arcivescovo, il Cardinale Corrado Ursi, dilagarono presto. In questa stagione di rinnovamento ecclesiale che conobbe il volto di una “Chiesa tutta ministeriale”, fu coinvolto in prima persona Mons. Ugo Grazioso, che rappresentò il braccio operativo del cardinale Ursi per ciò che concerneva l’immaginare, lo sperimentare, e il perfezionare sia l’itinerario di iniziazione sia il concreto ministero pastorale dei ministeri istituiti (lettorato e accolito) nonché del ministero ordinato dei diaconi permanenti. Fu proprio allora che la Provvidenza volle il fortuito incontro tra il giovane Ciro Rivieccio, brillante infermiere professionale al Vecchio Policlinico, e don Ugo. Fu un incontro che cambiò i connotati alla vita di Ciro che viveva, proprio in quel periodo, una difficile fase di tiepidezza spirituale che lo portava ad essere piuttosto lontano dalla fede. Ben presto ci fu non solo il ridestarsi di quei sentimenti religiosi e cristiani che Ciro aveva appreso nella sua famiglia di origine e nella sua parrocchia di Santa Lucia a Mare, e che alcune situazioni della vita avevano soltanto velato, ma la primaverile stagione che la Chiesa di Napoli viveva, lo coinvolsero pienamente. Lo scenario di tutto questo fu Capodimonte, la sua Basilica e il suo rettore, don Ugo Grazioso appunto. La testimonianza di vita del diacono Ciro Rivieccio regalò alla nostra Chiesa napoletana un’icona pienamente riuscita di ciò che è realmente l’identità del diacono permanente nella mente di Dio e nel cuore della Chiesa: immagine sacramentale di Cristo-servo, perché tutto “dono” d’amore, e che diventa carità incarnata lì dove il Signore pone. Ed è stata questa la sua vita: dono d’amore nel suo interiore cammino spirituale, nutrito dall’amore all’Eucaristia e dalla devozione calorosissima alla Madre del Buon Consiglio; dono d’amore alla sua sposa, ai suoi quattro figli e ai suoi nipotini; dono d’amore alla Chiesa di Napoli espresso attraverso il suo servizio ministeriale, svoltosi presso la Basilica di Capodimonte, la Cattedrale, la segreteria arcivescovile e infine ancora a Capodimonte; dono d’amore verso gli ammalati durante tutti gli anni del suo servizio lavorativo presso il Policlinico. In ciascuna di queste realtà, la sua presenza e il suo servizio assumevano subito il sapor di chi non stava soltanto “facendo” qualcosa, ma di chi stava dando, in ciò che faceva, qualcosa di sé stesso. Aveva la capacità di entrare in simbiosi con ciò che compiva, senza per questo entrare in possesso delle cose: qualità umana e spirituale di grande rarità e di altissima levatura! In questi 10 anni del mio ministero a Capodimonte ho avuto il dono di averlo corresponsabile sincero, fedele, fattivo, leale, dalla disponibilità disarmante. Per la sua famiglia di sangue, per la sua famiglia spirituale di Capodimonte, per tutta la nostra Chiesa napoletana, Ciro Rivieccio è stato una carezza dolcissima di Dio, un segno luminoso e reale di come Dio continua a meravigliarci attraverso persone semplici che seminano la bellezza più grande. Sì, la vita di Ciro Rivieccio è un bell’Avvento del nostro
Dio che anche in Ciro ci ha visitati.