La Diaconia del Genio Femminile

 LA DIACONIA DEL GENIO FEMMINILE
di Gaetano Marino*

 Non posso esimermi dal riportare alcune testimonianze di spose di diaconi permanenti che ci fanno riflettere sull’importanza di vivere il sacramento dell’ordine sacro, come prezioso dono di Dio per la famiglia e la comunità. Rosanna, moglie di Francesco Guida ci dice: “con il diaconato l’amore coniugale si rafforza e cresce… all’interno della famiglia”, Cristo “ci aiuta ad essere obbedienti al progetto di Dio, la Sua presenza … ci aiuta a non essere da ostacolo agli impegni dei nostri sposi-diaconi, ma ad aiutarli, a stargli accanto, quando e dove possiamo”.
La sorella Anna Federico ci dice: “con tanta fatica portiamo avanti il nostro ruolo che non è facile, ma sicuramente speciale, siamo chiamate non a stare un passo dietro ai nostri sposi o addirittura a portare il peso della scelta dei nostri mariti, ma siamo chiamate a condividere la loro vocazione che rende la coppia ancora di più immagine dell’amore trinitario di Dio”. Preziosa è l’espressione <noi donne chiamate a condividere la vocazione dei nostri mariti>, è la convinzione di un cammino fatto insieme, dove confluiscono pensieri, azioni, pur considerando che le mogli non ricevono l’ordine sacro, ma partecipano al ministero con grande apertura mentale, aiutando, confortando, sorreggendo, diventando figure indispensabili in questo nuovo e prezioso cammino di vita. Il loro rapporto diventa una preghiera vivente, segno dei tempi, prezioso profumo di santità, antidoto che apre il cuore e  dispone a riflettere la possibilità  a nuove linee programmatiche che, lette dagli addetti alla formazione, possono essere analizzate e studiate per il futuro del  diaconato.

Questo comportamento è sinonimo di crescita, di apertura mentale di chi non si mette a guardare da lontano imputando il dito o lamentandosi in continuazione, ma rivolgendo lo sguardo avanti, consapevole dei propri limiti: ne scaturisce una nuova immagine di famiglia dove il sacramento dell’ordine non diventa motivo di riduzione di tempo, aggressione di libertà, di serenità, ma aiuta a dare speranza, fiducia, amore e a donarsi ad ogni membro della famiglia, modello per tanti che hanno bisogno di confrontarsi con realtà sane che non distruggono o modificano l’immagine di Dio nella vita di tutti i giorni. Si pensi ai benefici di una famiglia, che formata a vivere l’amore del dono della chiamata al sacramento dell’ordine del diaconato, inevitabilmente, è testimone vivente di una realtà grande in una società dove tutto si basa sull’esteriorità, sull’indifferenza, sulla mancanza di sensibilità e sull’egocentrismo, dove ci si crede di  esser un dio. Sono convinto che con questo tipo di donne la famiglia diventa martello pneumatico dell’amore e della follia di Dio, che si è fatto mettere in croce perché ci ama con  amore infinito.
Credo che questo diventi una vera e propria sfida per l’evangelizzazione in un mondo che ha bisogno di presenze umili e disponibili che sappiano inchinarsi su chi si sta smarrendo o si  è già smarrito per condurre un cammino insieme, capaci di riscattarlo dalle debolezze umane e attraverso di esse arrivare al cuore di Dio, rendendo il deserto della vita per quanti soffrono ogni sorta di disagio un prato verde di amore, di solidarietà, di riscatto per una vita accettabile, sapendo superare ogni ostacolo accogliendo la propria condizione esistenziale con serenità interiore.
Quindi, è tutta la famiglia del diacono che diventa luogo sacro, che è  chiamata ad  evangelizzare tante altre famiglie, possiamo dire una “piccola chiesa”, che tiene conto delle proprie esigenze, del tempo per organizzarsi, per riflettere ed agire in nome e per conto di chi ci ha chiamato ad essere operai nella vigna. Al n. 61 del direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti ci sono diverse e importanti considerazioni che ci fanno riflettere sull’importanza della famiglia del diacono. “Poiché la vita coniugale e familiare e il lavoro professionale riducono inevitabilmente il tempo da dedicare al ministero, si richiede un particolare impegno per raggiungere la necessaria unità”.
Da evidenziare che l’unità  comporta il superamento dell’individualismo, che è saggezza di vita, sicura crescita. Tutto deve passare attraverso la formazione che porta ad essere convinti del dono di Dio. Inoltre, il documento parlando in particolare della moglie e dei figli dei diaconi, riporta che sia opportuno che la: “sposa del diacono… sia informata delle attività del marito, evitando … ogni indebita invasione, in modo da concordare e realizzare un equilibrato ed armonico rapporto tra la vita familiare, professionale ed ecclesiale”.
“Anche i figli del diacono… adeguatamente preparati, potranno apprezzare la scelta del padre ed impegnarsi … nell'apostolato e nella coerente testimonianza di vita”. Per superare ogni confusione o interpretazione personale sarebbe opportuno evidenziare le strade da intraprendere, specificando bene le priorità da seguire perché ci sono momenti particolari in cui tutto deve essere visto ed effettuato con dinamismo, non è possibile fermarsi, è necessario avere la  prontezza di non creare ombre ed ostacoli che fanno perdere di vista l’insieme. Non è la prima volta che assistiamo a eventi che mettono a disagio, a dura prova come: malattie improvvise della moglie, di un figlio, la perdita di una persona cara, la perdita del lavoro, ecc..
Per il diacono ogni sorta di disagio non deve essere visto come impedimento a vivere la comunione, perché chiamati ad essere presenza viva nell’unità, le prove vissute devono essere affrontate e diluite nei componenti della propria famiglia e del presbiterio. Si pensi all’importanza della formazione delle mogli dei diaconi perchè non vivano il ministero del marito come un impoverimento, ma come vocazione intesa come risposta concreta alla chiamata di Dio per il servizio. Pur considerando che la psicologia del comportamento della donna è diversa da quella dei diaconi, se la chiamata non viene vissuta con determinazione potrebbe venir meno l’equilibrio tra famiglia, lavoro e ministero creando un diacono disincarnato dalla Chiesa che si pone di fronte a tanti come un misero e sterile “professionista del sacro” che  si limita ad essere presente nei piccoli ritagli di tempo.
La forza del ministero sta nell’importanza di agire, non solo equilibrando queste tre componenti, ma  nell’essere sostenuti dai confratelli maggiori (Vescovi e presbiteri) che amino il diaconato e che lo custodiscano per vivere la comunione che parte dall’Eucaristia ed arriva alle numerose famiglie. Solo se si raggiunge un equilibrio il genio femminile vede il diaconato del consorte, come dono divino.
E poiché la moglie del diacono è chiamata  a vivere nelle situazioni della società  attuale deve puntare  ad una spiritualità integrata che aiuti a centrare il nuovo cammino che si prospetta perché deve sostenere ed aiutare il marito in quelle necessità che siano forme di dialogo, di fiducia, di presenza laddove è possibile per arrivare ad essere una famiglia che evangelizza altre famiglie: un coinvolgimento della moglie del diacono nel ministero pubblico del proprio marito nella Chiesa.

 * MARINO G., La diaconia del genio femminile, in Il diaconato in Italia, 188/189(2014), pp. 39-41.