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Formazione 29 Ottobre 2016 Relazione V

  

         Relazione del gruppo di lavoro n. 5

    moderato dal diacono Alfonso Sessa

 

A margine dell’incontro plenario il nostro gruppo si è riunito per discutere insieme sull’identità del diacono permanente come ci ha suggerito sua Eccellenza Mons. Acampa.
Per favorire la comunione tra di noi, in un primo momento ci siamo presentati e abbiamo messo in comune brevemente la nostra storia di vita, la nostra famiglia e il nostro percorso ministeriale.
Nel nostro gruppo abbiamo avuto la presenza della sposa di un nostro confratello che ha arricchito la nostra discussione con il suo contributo.
Dai vari interventi è emerso che il diacono deve essere innanzitutto un uomo di preghiera. Un fratello ha portato la sua testimonianza nella quale ci ha raccontato che, per grazia di Dio e non per i suoi meriti, da 25 anni che è stato ordinato ha avuto la grazia di partecipare quotidianamente alla celebrazione della Santa Messa e partecipa settimanalmente anche al sacramento della riconciliazione.
Il diacono deve essere un esempio di umanità e di accoglienza, dovremmo cercare di mettere in campo la grazia che il Signore ci ha dato nel sacramento dell’ordine e da quello specifico che ci viene dal sacramento del matrimonio che ci puoi aiutare a metterci al servizio di tante coppie che vivono o si preparano a formare una famiglia.
Il diacono deve essere inserito nel settore della carità.
Un fratello nel richiamare che il ministero del diaconato è intimamente collegata al “servizio” ci ha suggerito di soffermarci sull’icona del di Gesù che lava i piedi ai discepoli, a tal proposito abbiamo riflettuto sul fatto di essere Servi e non servili, come segno di Gesù Servo.
Abbiamo poi condiviso l’esigenza che il collegio dei diaconi possa prendersi cura dei confratelli in difficoltà.
Dobbiamo cercare di essere uomini di comunione ed attingere la nostra forza dalla Sacra Scrittura, solo così potremmo essere “uomini della soglia”.
Un confratello ci invitava a pensare al nostro ministero più vicino alla strada che non alla vita di sacrestia, troppo spesso viviamo la tentazione di considerare il nostro ministero solo dal punto di vista liturgico a discapito di quello che è il nostro specifico essere consacrati che vivono nel mondo e che li devono portare la grazia e la misericordia del vangelo.-
Ancora un confratello ci h ricordato le parole del compianto don Ugo Grazioso che durante i suoi incontri di formazione amava ripetere a noi diaconi “Voi siete qui per fare di più e meglio”.
Si sottolineava inoltre che noi diaconi come istituzione siamo al servizio del Vescovo, li dove all’interno della diocesi c’è bisogno di noi.
Un altro confratello ci invitava all’umiltà riportando l’immagine di Gesù che per entrare a Gerusalemme ha avuto bisogno di un asino.
Anche nei rapporti con i sacerdoti , dovremmo mettere da parte atteggiamenti simili a ridicole rivendicazioni sindacali e cercare di essere uomini di comunione con loro e tra i sacerdoti e la comunità
Alla fine abbiamo convenuto che dobbiamo santificarci per essere efficaci , credibili e felici.