L’identità del diacono

A margine della Giornata Regionale dei Diaconi permanenti svoltasi a Pompei

L’identità del diacono*

di Gaetano Marino

Il 3 marzo  a Pompei, si è celebrata la giornata regionale dei diaconi permanenti con la presenza del Cardinale Sepe, presidente della  Conferenza Episcopale Campana, del Cardinale Stella, prefetto della Congregazione del clero, del Vescovo Acampa, dell’arcivescovo di Pompei, di diversi  vescovi campani, sacerdoti e tanti diaconi con mogli. Il Cardinale Stella ha tenuto una preziosa ed esaustiva relazione su: “Identità, formazione e missione del diacono”. Il presule si è soffermato sul dettato della Commissione teologica internazionale. Il diaconato: Evoluzione e prospettive VI capitolo e sulle parole del pontefice in occasione della visita Apostolica a Milano il 25 marzo 2017.

L’incontro sottolinea come il diacono permanente, pur essendo giovane nella Chiesa, è volontà di Dio. Lo stesso pontefice lo definisce “Custode del servizio nella Chiesa”. Le tre realtà mi hanno colpito in modo particolare: è stato come rileggere una pagina di evoluzione storica della vita del diaconato.

Riguardo alla formazione è di primaria importanza che il diacono abbia le idee chiare: egli è un consacrato, ha ricevuto l’imposizione delle mani per l’annuncio della Parola ed il servizio alla carità,  per cui la formazione investe tutti i campi e gli permettono  di essere viva presenza in mezzo alla gente; una garanzia che lo richiama ad essere attento in quanto egli non si appartiene più e, pur essendo sposato, ha ricevuto la grazia di partecipare alla vita della Chiesa prima nella sua dimora con i suoi e poi in tutti i luoghi  dove è chiamato a nome di Cristo in obbedienza a mettere in pratica il mandato del vescovo, ad essere al servizio dei fratelli, vivendo il dono della fraternità in tutte le circostanze della propria vita. Alla formazione bisogna crederci, affrontarla ed immergersi a viso aperto senza alcuna scusa, essa è e sarà sempre una specifica peculiarità che aiuta ad essere viva presenza, segno e risposta di un amore più grande. La formazione non solo cambia il diacono nell’esercizio delle sue funzioni, ma dà l’opportunità ai presbiteri e ai laici di essere coinvolti in questo processo evolutivo. Oggi, è importante sottolineare che, per grazia di Dio, i candidati al diaconato permanente hanno la possibilità di far partecipare a diversi incontri le loro mogli: è da ammirare il numero di mogli partecipanti, ciò è garanzia di una crescita e di una presenza sempre più attenta al percorso del diaconato.

Da un’analisi approfondita di quanto è stato proferito durante la giornata regionale dei diaconi permanenti, si può dire che essa è giunta  ad una visione più chiara della vita del diacono permanente.

L’esperienza biblica e la bravura degli oratori hanno messo in evidenza  che è finito il tempo delle parole, bisogna passare ai fatti e questo mi viene spontaneo dopo aver ascoltato le parole del nostro Cardinale Sepe che l’anno prossimo, probabilmente,  ci sarà un plenum sul diaconato: è stata la più bella notizia che potessimo ricevere.

Questa giornata regionale ha dato un nuovo impulso e un nuovo input, ha trasmesso un nuovo entusiasmo al ministero diaconale. Possa il Signore guidarci in questo arduo compito.

 

*MARINO G., A margine della Giornata Regionale dei Diaconi permanenti svoltasi a Pompei. L’identità del diacono,in Nuova Stagione 11(2018), p.4.