Vocazione alla santità: traguardo del ministero diaconale.

Vocazione alla santità: traguardo del ministero diaconale.
di Gaetano Marino

Il diacono ha una doppia responsabilità rispetto ad ogni cristiano, deve esprimere questa santità nella duplice dimensione laicale e di consacrazione. Dal punto di vista laicale deve essere segno profetico testimoniando cosa significa vivere la famiglia oggi, la dimensione del lavoro e della cultura. Sulla famiglia i temi della formazione dovrebbero riguardare la condivisione del dono, la stabilità e non solo l’indissolubilità e la fedeltà. Per quando riguarda i temi del lavoro la legalità, la giustizia e il bene comune, egli deve con il suo esempio dare testimonianza di vita. Circa la cultura è necessaria la capacità di lettura del territorio e la conseguente trasmissione dei valori etici e cristiani. Sotto il profilo della consacrazione, invece, il diacono è chiamato ad essere segno della trascendenza di Dio, per cui i temi della formazione dovrebbero riguardare, in modo particolare, la dimensione escatologica. Questo dovrebbe essere un canovaccio di una santità nuova e completa in cui gli stessi Santo Stefano e San Lorenzo, diaconi protomartiri non potranno rappresentare pienamente il diacono del XXI secolo, in quanto, oggi, i contesti in cui operano sono diversi.
Parlare al cuore delle persone che si incontrano sul proprio cammino, porsi accanto, saper leggere i loro bisogni nel pieno rispetto della loro dignità, aiutandole per quanto è possibile nelle loro esigenze fino a far conoscere qual è la volontà di Dio nella loro vita, è possibile: una testimonianza che coinvolge pienamente il diacono e lo porta ad essere espressione positiva dell’amore del dono ricevuto nella consacrazione, che porta anche a trasmettere ai laici un “modus vivendi”, un valore che si manifesta all’interno della vita quotidiana, capace di essere faro di luce che illumina spazi esistenziali che il tempo ha reso aridi, promuovendo e riconoscendo diversi valori per cui si manifesta l’esigenza di viverli.
Sono questi i valori della giustizia fino a desiderare ed esercitare la logica della fiducia e scoprire il dialogo come antidoto di liberazione e strumento di crescita socio-familiare. Questa attenzione al dialogo fa emergere una realtà profetica che coinvolge la persona in quanto diverse componenti agiscono al fine di arricchirla. Coloro che vivono questa fase di vita riflettono ed agiscono con umiltà, mettendo da parte ciò che spinge ad essere egoisti, si incamminano verso una realtà più ampia: la condivisione. Questo percorso, certamente, richiama a vivere il senso della famiglia, la dimensione del lavoro e della cultura.
Oggi, la famiglia è bersagliata da tante realtà, una famiglia ferita non può essere lasciata a se stessa, troppi modelli lasciano frastornati, impoveriscono, portano a vivere aspetti relazionali che realizzano l’immediato, bisogna porsi delle domande: come agire? Cosa fare? Non basta aggrapparsi semplicemente agli altri o mettersi in discussione per riprendere il proprio ruolo, bisogna che riprenda la sua vitalità, che sia se stessa, che ricostruisca quegli spazi che sono rimasti vuoti, che venga aiutata a leggersi in un contesto d’insieme che porta ad assumere responsabilmente ciò che è proprio senza delega, partecipando come soggetto essenziale alla vita della società.
E’ necessario che assuma la propria responsabilità, che abbia chiaro che la vita si costruisce insieme, che comporta gioie e dolori, solo in questo modo si riescono a superare i facili rilassamenti, ad assumere quella capacità che porta a sporcarsi le mani e dire: “nel mio piccolo sono la base della società”. Dio aiuta e porta ad essere costruttore di ponti di solidarietà, ad essere meo distratti, lontani dalla realtà, a non autogiustificarsi, scaricando tutto sugli altri, assumendo un preciso ruolo. Se la famiglia si sfalda, viene a perdersi l’unità che forma il nucleo centrale per la vita, non esisterà più un equilibrio: tutto si esaurirà. 
Oggi è importante che il diacono possa trasmettere con la propria vita un esempio che porti alla ricerca della giustizia, che diventi una spinta all’educazione, a sentirsi parte del tutto facendo presente che i problemi se si affrontano, con il tempo permettono di cambiare atteggiamenti che spingono al facile egoismo personale:    una presenza che aiuti a capire che parlare, riflettere insieme porta a leggersi per quello che si è, e con il tempo tutto diventa coinvolgente.
Certo, il lavoro fa parte dei diritti umani e la sua mancanza determina non pochi sbandamenti. Ieri, era più facile affrontare questa realtà che, oggi, si pone in maniera evidente: tanti giovani che hanno conseguito un titolo di studio si trovano nell’impossibilità di concretizzare il proprio futuro, di sentirsi realizzati e non di peso per nessuno. Il progresso sociale porta ad allargare la visuale, ma se non c’è una base che permette di vivere con dignità, tutto diventa più difficile, si avverte la mancanza di una solida base per costruire il futuro. La priorità è vivere la legalità, la giustizia e il bene comune. E’ molto facile vivere per se stessi, invece è opportuno riflettere, leggere ciò che non aiuta a crescere ed agire in modo che la persona possa liberarsi dalla facile chiusura.
Possiamo dire che l’indifferenza, la rassegnazione sono diventate piaghe del tempo, continuando così, si perde la bussola fino a generare nuove ingiustizie: emergono disuguaglianze economiche e sociali, si sente di essere oggetti, privati delle proprie capacità, per cui è importante porsi con delicatezza e monitorare alcune riflessioni che portano ad orientare al lavoro, che possano dare idee ed opportunità.
La cultura non si inventa, è un grande valore per la convivenza, se usata bene, riesce a dare lettura del territorio e permette di affrontare insieme i problemi, confrontandosi. Nasce la necessità di insistere sui valori etici e cristiani e di partire dal dialogo per puntare all’educazione, un valore che non sempre emerge. Noi adulti dobbiamo stare attenti a non distanziarci troppo da questa linea, non è la prima volta che si resta scandalizzati dal comportamento delle persone che fanno parte della nostra vita. Ogni occasione è buona per affermare l’importanza della cultura che deve tendere all’insieme, alla comprensione lungimirante, attraverso un sano confronto, costruendo il dialogo e facendo capire che tutti siamo importanti e che nessuno può essere escluso.

 *MARINO G., Vocazione alla santità: traguardo del ministero diaconale, in Il diaconato in Italia, 214(2019), pp.     45-47.