LO STATO DEL DIACONATO NELLA CHIESA ITALIANA - Pag. 5

mediante la grazia sacramentale, a quella testimonianza di servizio che rivelava al mondo, e in particolare ai poveri, lo stesso volto misericordioso di Dio. Questo atteggiamento di attenzione ai poveri, metteva in evidenza il particolare legame teologico che univa, anche storicamente, nel sacerdozio ministeriale diaconia ed eucaristia. La Chiesa, mettendo i poveri al centro del suo orizzonte spirituale, come insegnava la vicenda del Vaticano II, aveva riscoperto quasi per un istinto soprannaturale il senso della diaconia sacramentale. Proprio questa conversione verso i poveri ha consentito di ricollocare i diaconi nel loro giusto contesto ecclesiale e ministeriale, vedendoli non più come gradino di passaggio verso gli altri gradi dell'ordine, ma come segno profetico ed escatologico che collega come servizio permanente la mensa del corpo di Cristo alla mensa dei poveri, e l'eucaristia alla carità. Ma questa assimilazione sacramentale a Cristo, non è un fatto soggettivo e impalpabile che accade nel vuoto della storia, ma un evento che si compie nella realtà concreta di una Chiesa locale. Senza questo respiro ecclesiale, le opere di carità rischiano di essere viste più come il frutto di espedienti organizzativi rivolti a lenire i bisogni materiali dei poveri. Senza crescita ecclesiale, il servizio dei diaconi è destinato ad essere frainteso e diventare un sorta di impegno su commissione destinato a risolvere, seguendo scelte ispirate o dettate dall'urgenza, i bisogni contingenti e i problemi occasionali e logistici delle singole chiese. Come purtroppo, spesse volte, accade. Fatte queste precisazioni, possiamo distinguere tre temi ricorrenti dentro la diaconia ordinata nella Chiesa italiana; essi scaturiscono dalla visione biblico-teologica del diaconato e, come affermato nel I capitolo di ON, risultano essere al momento i principali elementi costituitivi del ministero diaconale in tutto il paese. Li possiamo indicare nel modo seguente: 1. Povertà-servizio; 2. Parola-testimonianza; 3. Eucaristia-liturgia. Tutto il diaconato italiano negli ultimi, e qualunque servizio ad esso connesso, si sono sviluppati attorno a questi tre assi fondamentali. E le tre forme di prassi ministeriale ad essi collegate appaiono essere una sorta di passaggio obbligato per avere una visione realistica della prospettive.
c) La parrocchia luogo della diaconia in mezzo agli uomini
Dopo aver descritto il percorso di crescita della consapevolezza diaconale dentro la Chiesa durante gli ultimi decenni, possiamo indubbiamente dire che questo ministero sta attualmente recuperando la sua identità originaria come servizio di vita capace di ricordare e mostrare ad ogni uomo e al mondo il volto di Cristo Servo. Allora cosa fanno concretamente i diaconi? A partire di qui si deve rispondere anche ad altre domande in relazione al ripristino del diaconato. I diaconi sono realmente ordinati in relazione al loro compito originario? O vengono utilizzati essenzialmente, nel quadro delle necessità di fatto esistenti nelle nostre comunità, per tappare dei buchi venutisi a creare soprattutto a causa della diminuzione delle vocazioni presbiterali? Ma ci si chiede anche se nelle nostre comunità poniamo, e abbiamo posto, le giuste priorità. Che valore ha per tutti noi la diaconia, che non può essere coperta semplicemente mediante il lavoro altamente meritorio della Caritas? Vi sono oggi compiti e funzioni dei diaconi che conducono molto in fretta nel cuore stesso della missione cristiana. Nella nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in Italia della CEI i vescovi sottolineano che la parrocchia deve esprimere la sua azione anzitutto nella capacità di tessere rapporti diretti con tutti i suoi abitanti, cristiani e non cristiani, partecipi della vita della comunità o ai suoi margini. Si tratta di una presenza nel territorio che vuol dire allo stesso tempo mostrare sollecitudine verso i più deboli e gli ultimi, farsi carico degli emarginati, servire davvero i poveri, prendersi cura dei malati e dei minori in disagio. Di questa presenza i primi responsabili – come si esprime l’episcopato italiano - sono i parroci ed i diaconi ai quali bisogna affidare ambiti ministeriali, secondo una figura propria e non derivata rispetto a quella del presbitero, nella prospettiva dell’animazione del servizio su tutti i fronti della vita ecclesiale. Non si tratta di una missione semplice, e proprio nella piena consapevolezza di questa difficoltà, il diaconato italiano sta al momento puntando al conseguimento di una “coscienza diaconale” che, partendo dall’evento di grazia dell’ordinazione sacramentale, possa portare avanti un nuovo progetto pastorale in grado di promuovere la diaconia di ogni battezzato. Molti diaconi sono impegnati per un servizio agli immigrati, agli esclusi, ai più poveri – per curarli, aiutarli, amarli e servirli. Diversi diaconi come voi, sono direttori delle Caritas diocesane. Un tale servizio necessita di una formazione costante,