LO STATO DEL DIACONATO NELLA CHIESA ITALIANA - Pag. 6

che coinvolga tutte le dimensioni della personalità del diacono: da quella teologica a quella spirituale, da quella psicologica a quella liturgica, da quella affettiva a quella culturale.
Una formazione permanente è certamente il modello primario che si sta perseguendo nel cammino diaconale. Inoltre, nel processo formativo dei diaconi italiani si pone attenzione alle spose e alle famiglie dei diaconi e dei candidati, per far scoprire loro ed approfondire la grazia della duplice sacramentalità – quella dell’Ordinazione e quella del Matrimonio – che li chiama ad essere insieme un segno della diaconia di Cristo in mezzo alla gente con cui vivono o che incontrano nelle varie situazioni della vita.
Quindi un secondo modello di presenza diaconale viene dal diacono che porta alle altre famiglie – particolarmente a quelle in difficoltà – la propria testimonianza di ministro e insieme marito e padre, ed in questa testimonianza egli è supportato dalla moglie ed anche dai figli. Ancora, l’itinerario formativo punta a coniugare meglio il ruolo ecclesiale e quello sociale del diacono. Spazio ecclesiale e spazio sociale, in pratica, trovano nel ministero diaconale la “misura” della loro reciprocità, la “chiave” che permette loro di comunicare ed interagire, lo “strumento di grazia” che rende il primo un luogo di accoglienza e redenzione per il secondo.
Per molti aspetti, un terzo modello è affidato per lo più alla sensibilità del singolo diacono, e in questi casi è più realizzato a livello individuale anziché far parte della programmazione pastorale delle comunità ecclesiali. Ma in molte diocesi si trovano diaconi incaricati della cura dei malati negli ospedali o che coinvolti nel servizio ai detenuti nelle carceri o ai barboni, ed altri che hanno ricevuto il mandato della catechesi alle giovani coppie di fidanzati, ai giovani, alle famiglie o anche a piccoli gruppi sia nelle aree urbane che nei piccoli paesi. Rispetto a questo modello, molto interessante e nuova è l’esperienza che alcuni diaconi stanno attualmente portando avanti dopo la celebrazione eucaristica domenicale essi si fermano e si mettono a disposizione di chiunque abbia bisogno di essere ascoltato ed aiutato. In alcune chiese stabilmente è presente un diacono che non solo ascolta le persone ma le aiuta anche ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione: sono esempi positivi di coinvolgimento evangelico e di disponibilità che potrebbe essere seguito in molti modi da altre chiese locali e comunità diaconali.
Nel documento ON, i vescovi, sottolineano l’importanza della presenza diaconale in comunità più piccole, dove più facile è instaurare rapporti più autentici, cosa che rende più agevole ed efficace l’esercizio del ministero del diacono nel suo complesso e, in particolare, il servizio della carità. In altre parole, il diacono è chiamato in modo specifico ad animare quelle comunità minori di cui parlava Paolo VI nel documento Evangeli Nuntiandi, dove egli osservava che queste comunità “cellulari” scaturiscono dal bisogno di una più intensa partecipazione alla vita ecclesiale e al desiderio di una dimensione più umana della vita di ogni giorno. Realtà che sono formate da gruppi omogenei per età, cultura, mentalità o situazione sociale, così che il diacono può rivolgersi a loro in modo globale per l’ascolto della Parola, i Sacramenti, la Preghiera, l’agape fraterna con i poveri e il reciproco aiuto nella carità. Al di là dei risultati immediati di questo servizio, la nuova impostazione pastorale che ne deriva porta alla graduale trasformazione organizzativa della comunità, nella quale acquistano maggiore rilevanza le diverse componenti del popolo di Dio. Inoltre, la nascita di gruppi interfamiliari guidati ed animati dal diacono farà emergere i diversi aspetti della vocazione ecclesiale, in modo tale che la comunione, il servizio e la testimonianza potranno più agevolmente confluire nei Consigli pastorali parrocchiali come strumenti di armonizzazione e di corresponsabilità evangelica. Questa prospettiva, mentre pone il diacono accanto al presbitero nella pastorale della comunità, configura varie realtà di servizio.
Inoltre, la carenza di presbiteri è una delle urgenze più serie della Chiesa italiana, e la conseguente crescita della comunità senza presbitero ha portato ad una nuova modalità di servizio del diacono come guida parrocchiale. Davanti a questa problematica, i vescovi hanno ribadito il primato dell’Eucaristia domenicale quale espressione fondamentale ed autentica dell’essere Chiesa, osservando d’altra parte che, quando questa pienezza celebrativa non è possibile, è comunque importante assicurare ed offrire alle comunità altre forme di presenza di Cristo, a partire dalla celebrazione della Parola. La pubblicazione del Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza